Merenda #3: Be my mirror, my sword and shield

*per merenda: la frappa.

Pesantuccia eh, sia chiaro, se siete super salutisti bevetevi solo un succo di ribes. È un dolce bello carico perché è nordico e lì le cose più sono burrose meglio è. A casa lo chiamiamo così ma il termine più appropriato è strauben, dolce tirolese definibile come frittella fritta arrotolata a modi chiocciola, con sopra panna montata e marmellata di frutti rossi, in particolare, appunto, ribes.*

 

Settembre è sempre più strafottente e questa cosa non riesce ad andarmi giù.

Guardatelo, come ti sbatte in faccia la pioggia ultimamente, nessuno mai. Non so come comportarmi se non vestendomi di giallo in mezzo a tutto questo grigiume esistenziale che respiro camminando in giro e sfoggiando un colore fortissimo che contrasta con quello tinta topo.
Me l’ha insegnato la madre, lei una volta infatti comprava sempre ombrelli sgargianti appositamente per sfidare il brutto tempo a colpi cromatici.

Terza settimana di settembre, immagino che il dubbio amletico su come vestirsi il primo giorno di scuola sia stato ampiamente superato da tutti. Intanto il tempo scorre e ti riempiono di compiti e inizi già a prenderti indietro e ad avere sonno. Ma Halloween è sempre più vicino, questa è una promessa ?
Ora sono sul mio letto, mi viene in mente Gazzè che canta sta piovendo e non ti vuoi svegliare, resta ancora, resta per favore, e sì, in effetti le mattine di pioggia sono belle solo se puoi stare sotto un piumone, ma se il mondo si alza devi farlo anche tu.
Ieri sera prima di addormentarmi ho ascoltato una canzone del 2008 molto bella, e mi sono chiesta “ma dov’ero io nel 2008?” Ero da tante parti, ero in tante parti, ero tante parti, mi stavo formando e assemblando. Una pischella di tredici anni un po’ strafottente come settembre, ma forse perché molto insicura.

Se la mia merenda è il ritrovo, e il ritorno, allora dobbiamo andare anche a ritroso come il flashback di un film in cui la trama iniziale sembra un po’ noiosa ma perché la cosa veramente interessante è il passato. E quindi anche questa merenda è un po’ vintage, e il disco di oggi è di otto anni fa.

Nell’estate dei miei tredici anni mi sono innamorata follemente, purtroppo o “va bene dai”. Dico così perché io come al solito ho sofferto tantissimo ma se vado a ripensarci ora con la testa da ventenne mi chiedo come sia possibile rimanerci male per una cosa del genere. Che poi di questo ragazzo non ricordo nemmeno il colore preferito… Anzi, non me l’ha mai detto, non gliel’ho mai chiesto, e no, io non lo conosco alla fine così bene.
Il tipo in questione era molto particolare, aveva la mia età ma io non l’avrei mai pensato perché era gigantesco e tutti erano sicuri che potesse essere tranquillamente maggiorenne.

In ogni caso non mi metterò a parlare di lui, probabilmente scriverei cose sbagliate perché ricordo solo l’idea che avevo di lui, non lui davvero. Sì, io faccio sempre un errore madornale: incontro una persona e la cristallizzo, a tratti la nobilito, talvolta la ricopro d’oro, la elevo, ma in ogni caso la idealizzo. Poi magari una persona è bella così, semplicemente perché è come vuole e si sente di essere, ma io prima ci devo ricamare qualcosa addosso e devo immaginarmi chissà cosa di lei.

Ascoltavo Vento d’Europa di Allevi in quel periodo, questa cosa me la ricordo, speravo di diventare anch’io una brava pianista, ma già il basso elettrico stava avendo la meglio su di me.
It was a wicked and wild wind blew down the doors to let me in
Quindi sì, romantica ma con aspirazione punk, un po’ incazzata, avevo l’acne, i capelli molto lunghi, ero magra e mi mettevo le felpone gigantesche con la bandiera americana, la maglia dei RHCP, la camicia dalla fantasia psichedelica anni ’70 rubata alla nonna.

Ero in montagna quell’estate a fare servizio in una casa alpina, e durante le pause dal lavoro andavo a mangiare con gli altri volontari la frappa, anche senza panna, solo coi ribes.

Bella la Val Pusteria, stupenda. Lunghe passeggiate in mezzo a casette dallo stile tirolese, ad un passo dallAustria. Pace, calma, tranquillità. Appunto, forse pure troppa per un tredicenne che vuole spaccare il mondo a metà come un uovo. Contemplavo distese verdi che sembravano oceani, con il ronzio delle api e lo scampanare distante dei pascoli, il profumo di bretzel che arrivava dalla panetteria vicina, e mi sentivo quasi implodere a volte.
Stavo bene ma non benissimo. Troppo spazio davanti a me, troppa natura immensa, troppo tutto naturalmente bello da dar fastidio. Io volevo stare su uno skate a Santa Monica in quel momento.
Però diciamo anche quando stai bene devi trovare per forza un motivo per non stare troppo bene se ti chiami Francesca Michielin e su questo ci rido spesso. Uso il plurale perché è un pensiero condiviso ?

COMUNQUE, un mese prima di partire per lesperienza montana mistica talmente mistica da indemoniarsi, esce una canzone spettacolare, destinata a diventare, sì dai lo scrivo, la canzone delle canzoni di quel decennio: Viva la Vida dei Coldplay, tratta dallomonimo album.

E quindi niente, io la sera mi mettevo le cuffiette e mi inebriavo con questo pezzo, con dei suoni incantevoli, che ti creavano una distesa verde dentro la testa.
Certo, le parole non erano facili per me, ma contorte, sofferte, never an honest word, piene di riferimenti biblici, piene di paura, però sentivo la musica completamente libera, libera da tutto e da tutti, perché la vita è una cosa bellissima e forse il senso è proprio quello.
Me ne stavo in una casetta di legno vicina al bosco senza finestre, completamente aperta, e ascoltavo questo brano ripetutamente prima di tornare in rifugio a dormire.

And I discovered that my castles stand upon pillars of salt and pillars of sand.

Avevo scritto il nome del tipo che mi piaceva proprio sulla parete di quella casetta. I muri erano ricoperti di frasi di chi era passato di lì, date, aforismi, parolacce, disegni non proprio poetici. Ho scritto Roger ma in realtà non era il suo vero nome, era solo un soprannome per poter parlare di lui senza che lui sapesse che stavo parlando di lui, tecnica femminile utilizzata molto nella fase adolescenziale.

 

Sono tornata in quella casetta questa estate, a vedere se c’era ancora la mia scritta, otto anni dopo. Ed era lì, nell’angolo dove me ne stavo a sognare la California.
Ho riascoltato Viva la Vida con le orecchie ventenni, sempre piccole, ma diverse. Ci ho sentito una frase che non avevo mai calcolato: I used to roll the dice.

Sì, a 13 anni non sapevo che quella era un’altra citazione, perché conoscevo nulla o poco di Giulio Cesare e del suo alea iacta est. “Il dado è tratto”.

Però abbiamo sbagliato tutto tutti, quello sì che è un errore madornale.

Il dado non può essere già tratto, il futuro non può essere già scritto, dai, no. Okay, ci sono cose che succedono e ti viene da dire “è il destino”, ma la nostra vita è come un cavallo, noi prendiamo le redini e gli diciamo vai di qui, corri di là, ecc. Sennò è troppo semplice, e pure brutto.
Alea Iacta Est. In pochi sanno che per colpa di un errore di trascrizione abbiamo supposto che il signor Cesare fosse strafottente come non mai e abbiamo pensato, usando quella frase ovunque, pure nei videogiochi e nei fumetti, che la visione delle cose dovesse essere per forza fatalista.

“Eh, ormai.” “Eh, è andata.” “Eh, ma si sa che è così. Alea iacta est.” NO, accidenti!

Il giorno in cui Cesare oltrepassò il Rubicone disse alea iacta esto. Esto, quell’esto, forma verbale che praticamente tutti gli studenti ignorano perché dicono “tanto non lo troverò mai”. È un bellissimo imperativo futuro, con valore esortativo.
I giovani non lo conoscono l’imperativo futuro in grammatica latina, eppure è il tempo verbale più bello per un giovane, un giovane che ha un’infinito mare di possibilità davanti a sé e deve solo scegliere cosa fare.

Si tragga il dado. Grazie Cesare.

Devo mettere un punto a questo blog però.
Roger lo dici quando hai ricevuto il messaggio mi pare. Nei film americani dove parlano con il walkie talkie e dicono “ci vediamo alle 6 nella 22esima strada” “okay roger”, giusto?
Mi sono scelta proprio un nome brutto, lo ammetto, è che metteva i jeans della Roy Rogers e mi pareva una cosa carina. Ma è stato meglio così, a me piaceva Roger, non piaceva quel ragazzo. Forse è successo anche a Cesare.

Mi ero innamorata di un castello di sabbia.

 

Di Francesca Michielin

Ciao, mi chiamo Francesca. Sono nata il 25 febbraio e per mestiere vivo da vent'anni in un cassetto di sogni stropicciati. Le farfalle che abitano il mio stomaco passano di tanto in tanto a trovare i pensieri nella mia testa, dove vivono a forma di palloncini. Ho due cuori, uno è un battito di ciglia, l'altro un prisma con venti facce triangolari. Ho guardato a lungo uno specchio che mi ricordava quella che sembravo e non quella che ero, ma da oggi voglio navigare senza le vele. Lontano.

15 risposte su “Merenda #3: Be my mirror, my sword and shield”

Francy, più leggo il tuo blog più mi sembra di rivivere la mia vita!anch’io cotta tremenda (e triste perchè non ricambiata) per una coetanea e anche a me la pioggia non piace e idealizzo gli amori (adesso un po’ meno a dire il vero).
Per i miei tredici anni il disco era Superstitious degli Europe ma il carattere era identico al tuo.
Quanto ad Halloween per me il programma è sempre lo stesso: pizza, birretta e film horror.
Un abbraccio.

Accidenti, come sempre (a forza) ci sbatti nella macchina del tempo e ci sballotti avanti ed indietro . Che male alla testa! 2008: un anno complicato, ma significativo per la mia crescita. E’ proprio in quell’anno che sono “Diventato”, imparando a navigare senza le vele. Terminò quella che era la mia storia d’amore più importante e il tutto, come spesso accade in questi casi, s’incastrava perfettamente nel periodo lavorativo più nero di sempre. Seguirono mesi difficili, di lacrime, di paure e di smarrimento. Poi ho realizzato, come illuminato sulla via di Damasco, che quella “fine” poteva segnare un “inizio”. Un nuovo lavoro (l’attuale), nuovi stimoli e nuove amicizie. Ho viaggiato da solo ed ho ritrovato, finalmente, me stesso. Come evidenziavi giustamente tu, il passato e le storie finite ci fanno sorridere con la maturità e le certezze di oggi. Effettivamente, chi può ridarci quei mesi “buttati” a stare male? Però è innegabile, fortunatamente aggiungo io, che quei giorni “scaduti” ci hanno reso quello che siamo. Quella sofferenza, un pò infantile, ha influenzato il nostro pensiero e la nostra professione. Chissà quante tue canzoni sono state influenzate dai tuoi 13 anni..Me ne vengono in mente un paio. Tornando alla dieta, niente frappe e zuccheri. Ricordi? Hai un appuntamento importante ad ottobre!

Che bel pensiero che è questo Francy. Mi è piaciuto tantissimo. Perdonami ma adesso ti dico una cosa che non c’entra con questo pensiero. Io verrò alla data di Parma e vorrei essere scelto come reporter, tanto che ho partecipato su twitter con l’hastag #di20arereporter. Spero davvero che tu possa scegliere me, è una cosa che desidero molto e non sai cosa darei per far sì che io possa farlo alla data di Parma. In bocca al lupo e ci si vede lì comunque 😉

Io invece ricordo di Cristina, sempre 2008, sempre i Cold Play alla radio del mio Nokia 5200 (detto anche “il sasso”, citando un mio amico). 15 anni avevo.
Lei era una tipa strana io pure, lei era bionda con gli occhi azzurri, io castano, potevamo essere una bella coppia (p.s. quante volte l’avrò detto? :D)…
Eppure, a 15 anni… io ero ancora un bambino con i capelli a caschetto e voglia di non prendere nulla sul serio, lei mi sembrava più attratta dai tipi più “madchi”(ma non ne sono sicuro).
Sono assolutamente sicuro ci fosse qualcosa, anche da parte sua…ma tant’è… forse è stato meglio così…
Anche se ci sono stato un po male.
Ma in quegli anni prendevo tutto più alla leggera, dopo qualche notte insonne… via… l’estate era tutta mia! E così le vacanze, verso la Croazia, la musica alla radio, cambiavo spesso stazione alla ricerca delle mie canzoni preferite… Ricordo, oltre Viva la Vida, Giusy Ferreri con “Non Ti Scordar Mai Di Me” (ma devo proprio metterle ste maiuscole?) che però non era dedicata a Cry, ma ascoltavo solo per il piacere di farlo… Poi ricordo anche una canzone sulla madre terra di cui non ricordo il titolo. Ricordo che non mi piaceva, ma sicuramente ora, se dovesse ricapitarmi, cambierei idea 🙂
Comunque ora non so che cosa stia facendo Cristina… oddio so che studia e vive in un’altra citttà, probabilmente è fidanzata. Comunque è stata un po il mio paradiso/inferno dei primi anni della superiori, ma ora le voglio bene e basta e le auguro il meglio.
Delle storie più recenti non mi va di parlare…troppo recenti…davvero.
Devo però dire che il sentimento che provavo per “la Cry” sembrava molto più puro di quelli che ho provato con altre più di recente… non nel senso che ho ancora rimorsi per lei, ma inteso come non essermi lasciato abbastanza andare nei rapporti più recenti. Forse è questo il problema.
Troppa paura. Troppi pensieri.

E ora non posso non citare Jovanotti (che è anche il mio stato whatsapp):
“…si gettava sulle cose prima del pensiero, la sua mano era piccina, ma afferrava il mondo intero”
…una canzone di altri anni… sempre spensierati…che ora ricodo tra le frasi delle “mie” “vecchie” canzoni.

Ciau <3
P.S. mi piacciono molto anche le more, si 🙂
Ti voglio bene

Ciao Francesca, hai la mia stessa testa(forse un po matta) non solo in questo ma in tutti i tuoi pensieri mi ritrovo enormemente, continua a scriverli che fa sempre piacere trovare qualcuno di simile a me.
Grazie
Gianluca

carissima francy,ho letto tutto con calma,tutto cosi’ bello ,le frappe ,roy rogers,i coldplay,il settembre strano….ma mi sono soffermato sui tuoi 13 anni,quando ti sei innamorata e le frasi che hai scritto dopo e che rispecchiano anche cio’ che sono io….grazie francy i tuoi mercoledi sono sempre splendidi e molto riflessivi…spero che questo non vada anche lui in fase di moderazione….a venerdi per almeno tu e per questa nuova avventura…ti voglio bene

Ciao Peach! ♡
È la prima volta che lascio un commento qui nel tuo blog, ma sappi che ti leggo sempre.
Non ti ho mai scritto perché ho paura di essere banale, tu sei così brava a scrivere e liberare pensieri, per me è più difficile ahahah
Però, questa volta ho voluto commentare perché vorrei farti sapere quanto è bello scoprire un po’ più di te in ogni tuo racconto, in ogni tuo pensiero.
È bellissimo il modo in cui descrivi i dettagli e le tue sensazioni, mi emozioni ogni volta.. Probabilmente è perché lo fai in maniera così naturale e così semplice ma, allo stesso tempo, tutto ciò che scrivi è così elaborato che mi fa pensare che non esista modo migliore per dire una determinata cosa.
Una delle (infinite) qualità che amo di te è il tuo modo di porti come una ragazza semplice, la tua umiltà, perché non è facile rimanere così pura anche dopo tutto il successo che stai ottenendo. Adoro il tuo modo di essere giovane, di “diventare” e ti devo ringraziare perché sei un modello per me: riesco ad essere positiva e provo a vivere a pieno ogni momento grazie alla tua musica e ai messaggi che trasmetti.
Voglio dirti che io non potrei essere più orgogliosa di seguire un artista come te, brava come pochi, con mille qualità e non soltanto dal punto di vista artistico, ma anche umano.
Grazie Francesca e.. “abbi cura di quello che sei, di ciò che senti e ciò che vuoi e non dimenticarlo mai” ♥

Io ho bisogno di parlare con il/la manager di Francesca. È molto importante che io parli con lei/lui. Se è possibile, in spagnolo o inglese per favore.

Io ce li ho adesso 13 anni.
E anch’io fino a poco fa ero fissata con L’IDEA che avevo di un ragazzo.
Magari te l’ho anche accennato in un’altro commento,forse.
E forse anch’io tra 7 anni rileggerò il suo soprannome ascoltando la tua Distratto(quanti pianti!!!) e sorridendo un po’ di questi ricordi sbiaditi.
Un bacio <3

Ciao Fra, sono Matteo il ragazzo di 15 anni. Ti volevo dedicare queste parole che mi sono venute mentre ti ascolto. ” Sei li, brillante nel cielo, ti si distingue tra tutte le altre, e come un fiore ti disseto con le mie lacrime. E quando vado a dormire ti illumini colorando il cielo. Cosi bella, colorata e purissima, candida.
Mentre tu sei li, ti vedo dare amore, e finalmente continuo a dissetarti, e ti faccio sbocciare.
Mi alzo al mattino, e per vederti aspetto sera, ma so che saprai distinguerti. Dolce, libera come una farfalla che si posa e vola via. Quello che regali è bellissimo. Poi mi vedi triste, ma brillante come sei mi fai sentire il tuo profumo da vicino, ora ti posso parlare. Se vuoi per stasera stiamo insieme, ma tu non sembra che vuoi. Poi mi accorgo che sei qui che brilli di fianco a me, per farmi di20are quello che non mi sono sentito mai. Sono sicuro che con il tuo coraggio, riuscirai a farmi vivere sempre questi bellissimi momenti. ANCHE QUESTA NOTTE MI ADDORMENTO, MA HO VICINO UNA STELLA PURISSIMA.
BUONA NOTTE, UN BACIO E TI SVEGLIO” .
Quanto è che non ci sentiamo ? come va? Io intanto sto finalmente leggendo quello che scrivi sempre, e devo dire che sei fantastica. Ti devo dire una cosa molto importante e spero che sarai contenta.
So che il 14 ottobre vieni a torino, e io chiedo se puoi per favore, dirmi un giorno e un’ora finche sei a torino, cosi posso finalmente conoscerti e parlarti, e poi devo farti firmare il mio disco perché non ho ancora una firma tua. Ho pensato a questo in modo che sia più facile anche per te.
Adesso vado, ho iniziato di nuovo la scuola, ma ti aspetto che mi dici qualcosa, perché questa lettera è molto importante per me, e l’unica occasione che vieni qui a torino ma un giorno che non hai il concerto e sei qui per me va bene. Ciao adesso devo andare un bacio continua cosi bellissima.

Ho letto tutto sul tuo blog ma questo pezzo è quello che mi ha affascinato di più e che mi ha più commosso.
Io faccio il 2 liceo scientifico e domani avrò il primo test di latino di quest’anno e per tirarmi un po’ su l’ho riletto. Grazie perché mi ha dato una carica unica senza spiegazioni. Sei spettacolare.?

Francy, volevo solo aggiungere che quest’anno lavoro su sostegno con bambini disabili e, soprattutto, (la maggior parte delle ore) con un bimbo autistico, il tuo post a proposito di Via Scalabrini 3 mi ha commosso sul serio

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