Trees | arancione

La suoneria della mia sveglia si chiama creamy, che cosa dolce.

Ricordo di aver ideato una geniale fragranza per Dior quando avevo 10 anni, si trattava di una nuova eau al profumo di crema pasticcera. Come quella non c’è niente, sia chiaro, mi dispiace, proprio non si può confutare. Quando vado a trovare la Lucia, lei cerca sempre di corrompermi con la crema pasticcera perché io le confidi i miei segreti, ma sono diventata stoica che manco Zenone è come me. Adesso però ci prova con la torta agli amaretti e io ogni tanto le devo dire “eh vabbè nonna, una fettina piccolissima.”

Comunque questa volta ho scelto volutamente di non avere pregiudizi sul mio nuovo telefono nerd e meraviglioso e di farmi stupire. Siccome sono sempre stata pignola, pure sulle sveglie del telefono, che sì, sono quelle che hanno il compito più ostile della giornata e rivelano il lato peggiore di te, gli ho detto “fai tu.” Beh, creamy è piacevole anche alle sei e mezza del mattino, un plauso al telefono sfighez del mio cuore.

Però, però però, sinceramente un po’ mi manca la radio sveglia. Avevo questa radio sveglia digitale con la luce nera e verde come quella di Kim Possible (e le lenzuola del letto sempre di Kim Possible, perché adoravo lei e il suo mondo in cui era tutto possible) che alle sette partiva, già impostata sulla frequenza della mia radio preferita. Anzi, sette e zerouno. Quel minuto era ed è tuttora fondamentale, perché praticamente ti svegli comunque alle 7 (zerozero) e ti fai invadere da una cascata di sensazioni miste ad ansia, entusiasmo, paura, amore, speranza, FAME (e ancora un sacco di sonno) per 60 secondi e poi parte un brano che non hai scelto tu ma che ha scelto qualcuno per te (e non solo per te, ma fai finta sia solo per te). Sono quelle le canzoni che mi ricorderò per sempre. Anche le pubblicità. Anche i discorsi al sapore di sbadiglio nascosto degli speaker, tipo che trangugiavano una brioche tra uno stacco e l’altro e magari parlavano inghiottendo insieme al caffè anche un ahhhww (sbadiglio). E così nella mia mente ritornano The Sea dei Morcheeba, Drinking in LA dei Bran Van 3000, Last Goodbye di Jeff Buckley, American Idiot dei Green Day e decine di altri pezzi di cuore.

Sette e zeroquattro. Allungavo il braccio verso il mio telefono e dal letto mandavo messaggi agli speaker che invitavano a partecipare a delle specie di dibattiti inviando pensieri e opinioni. Io scrivevo la mia e quando lo facevo la leggevano quasi sempre. Che soddisfazioni immense. Con un ego iperespanso (che in realtà non ho mai davvero avuto e non riesco manco ad avere troppo ora) mi alzavo verso la colazione, che nella mia vita ho sempre trangugiato come gli speaker radiofonici, dalla fretta, col mal di pancia perenne, perché già sapevo che arrivavo in ritardo a scuola, matematico, ma indugiavo sempre perché mi perdevo con la mia radio sveglia e non mi andava l’idea di non provare neanche un po’ di brivido nell’entrare in classe sperando che il prof non fosse già arrivato. Però perdersi ad ascoltare P J Harvey non ha mai pagato, infatti la somma complessiva de i Michielin domani porta la giustificazione credo abbia battuto nettamente i Francesca riordina la tua stanza.

Ché in realtà la radio sveglia è stata una grande rivoluzione, perché prima avevo un lettore cd che, sempre alle 7:01, si accendeva automaticamente e faceva partire la prima traccia del disco che conteneva. A causa di quell’aggeggio se qualcuno mi dice “metti la sveglia alle sette”, dentro al mio cervello parte automaticamente Celine Dion che canta the whispers in the morniiiing of lovers sleepiiiing tight. Io tipo non posso più ascoltare quel disco perché sto male proprio, mi viene in mente il trauma del risveglio invernale, quando non vuoi uscire da sotto-le-coperte (che è un luogo ben preciso, c’è anche su google maps) ma sei costretto ad uscire nella Lapponia della tua stanza in mutande, o con un pigiama sempre troppo leggero, cercando con fatica la prima felpa in cui tuffarti.

Ok, ho finito il trattato sulla tipologia delle sveglie, e la conclusione è che, a prescindere da qualsiasi disagio mentale e circostanziale, svegliarsi è un po’ difficile sempre, soprattutto se sogni di essere Kim Possible e vorresti rimanere tutta la notte a saltare da un grattacielo all’altro.

Comunque, gli alberi continuano a cambiare. Continuano a sfuggirmi. Non capisco se hanno intenzione di mollare la presa, di lasciarsi andare, di rimanere nudi ad aspettare fiduciosi la neve che verrà a coprirli, se mai verrà fino a qui. Eppure mi è sembrato che il giallo ocra si sia trasformato in arancio, più scuro ma più caldo, anche se si gela, come in quei film in cui qualcuno fa finta di stare fermo però quando ti giri avanza dietro di te. E nonostante il freddo, c’è pure un qualcuno che ha il coraggio di fruttare, che quando fa freddo mica è scontato. Così, visto che i gelati li preferisco in estate ma un po’ mi mancano, ora mangio i cachi gelati col cucchiaino direttamente dall’albero e mi immagino di gustarmi la coppa del nonno.

E’ sempre stata un po’ così la mia vita, fino ad oggi, il soggetto era: io che cerco di raccogliere tutti i pastelli a cera inventati e di cui colleziono le punte quando stanno per finire, e che tengo anche i pennarelli scarichi perché il colore appassito è pur sempre un colore con il suo perché.

Ho sempre voluto fare un sacco di cose ed il più delle volte le ho fatte male. Tipo un sacco di corsi di vario tipo, e di persone di vario tipo. Lezioni mai concluse e male interpretate, perché più che perdermi, mi disperdo sempre un po’. Proprio non ce la faccio a stare ferma e a lasciarmi convincere, i treni vanno troppo lenti per i miei gusti. Va a finire che un giorno mi addormento e smonto a Trebaseleghe.
Era la testa il treno più veloce, non smette mai di pensare, va avanti anche senza rotaie.

Ecco, forse tutto questo mi basta, e, ora, basta.

Meglio mangiare frutti di stagione, come i cachi appunto, e lasciarsi sorprendere da creamy e dal presente, che è tutto ciò che ho e mi pare abbia un buon sapore.

Se mi concentro bene e lascio perdere i pennarelli vecchi, riesco a confondere il suono dell’acqua che scende dal rubinetto per lavare i piatti con What a Wonderful World. E anche a dirmi che Louis Armstrong doveva avere una gran fiducia nell’umanità per scrivere una cosa del genere, perché, è normale, a volte si vorrebbe solo tirare un bel pugno in faccia a qualcuno, e sembra che la felicità sia più facile in potenza che in atto.

Mia zia Redenta me lo diceva che quando sei triste devi sempre reagire, devi fare. “Io ad esempio stiro tutto il giorno e smetto un po’ di pensare.” Al suo 90esimo compleanno, dieci giorni prima che decidesse di partire, mi ha lasciato mangiare la glassa di cioccolato sopra la sua torta, quella con scritto proprio il numero 90, e mi ha detto “mangiala con tua cugina ché vi porta fortuna”.

Anche se questo presente dovesse andare male, ho deciso che per dispetto sarò comunque contenta e mi metterò seduta per terra sull’asfalto il sabato sera a guardare il cielo.

Nessuno ha più il coraggio di sedersi per terra in mezzo ad una piazza, ma secondo me è molto bello. E’ un po’ come pregare, è un po’ come ringraziare, è un po’ come mettersi ad ammirare qualcosa o qualcuno. E’ un modo per contemplare il cielo e dirgli “quanto bello sei”, “ehi, ci sono anch’io qui e ti guardo”, “non te l’ho mai detto, ma grazie per le stelle.”

Sentirsi sempre un po’ scollegati, ma sempre un po’ parte di. Che ovunque vai ti appartieni ed hai una casa al posto del cuore che ti segue e un po’ anche ti aspetta. Un’inarrestabile voglia di scoprire, di osservare, di ridere. Perché per piangere c’è sempre tempo o magari non accadrà per un po’.

C’è stato un periodo che piangevo costantemente e quando smettevo di piangere lo scrivevo sul calendario, perché era diventato un evento. Adesso mi sono completamente dimenticata che ho delle lacrime in corpo, mi sa che le hanno prosciugate le stelle.

 

Di Francesca Michielin

Ciao, mi chiamo Francesca. Sono nata il 25 febbraio e per mestiere vivo da vent'anni in un cassetto di sogni stropicciati. Le farfalle che abitano il mio stomaco passano di tanto in tanto a trovare i pensieri nella mia testa, dove vivono a forma di palloncini. Ho due cuori, uno è un battito di ciglia, l'altro un prisma con venti facce triangolari. Ho guardato a lungo uno specchio che mi ricordava quella che sembravo e non quella che ero, ma da oggi voglio navigare senza le vele. Lontano.

10 risposte su “Trees | arancione”

Eheh Francy cara, hai sollevato un problema spinoso, la famigerata sveglia invernale!tu parli delle sei e mezza / sette, quest’anno ho scuola tutto sommato vicina e mi basta alzarmi alle sette meno un quarto, fino all’anno scorso, invece tre volte a settimana mi alzavo alle 5 e 20 (e regolarmente sbattevo contro il televisore)!chi vorrebbe abbandonare le coperte?
p.s. anche per me (anche adesso che vivo solo) vale il detto: Claudio sistema la stanza!!e spesso mi sveglio con il mal di pancia

ti voglio bene ogni giorno di piu’…..non ci credo che ora non sai piu’ cosa siano le lacrime…… a maglie,l’ultimo giorno di live???….come sempre un bellissimo blog ,come sempre fai capire a tutti noi ,che sei una ragazza come tante altre,che il successo non ha cambiato,una ragazza che vive la stessa vita nostra…..pensa che stasera il tuo blog lo hai chiuso come la divina commedia di dante,con la parola stelle,casuale o voluto???ti lacio mangiare i cachi gelati ,ma stai attenta a non stare male,,un bacio ,

Uno dei pensieri più belli che abbia mai letto, ci voleva, mi serviva in questo momento 🙂

Io questo articolo l’ho letto ad una lentezza disarmante. La prima parte mi ha fatto piegare dal ridere ma comunque mi ha fatto riflettere, non ci credevo che avessi potuto scrivere delle cose così geniali, divertenti e vere.

Poi nella seconda parte hai tirato fuori la tua emotività, mi hai preso, e mi hai sempre dato l’impressione che quelle cose le avrei potute scrivere anch’io (forse non in questo momento della mia vita, purtroppo, dove sono un attimo più agitato e dove ogni giornata è troppo imprevedibile per fermarsi così a riflettere).

Sai perchè credo che noi “ci capiamo” così tanto? Perchè sia io che te siamo nati in quell’inverno del ’95. Lo so, può sembrarti stupido e probabilmente lo è. Però vabbè, secondo me siamo dei power rangers dei pesci annata ’95 🙂

Sul serio… grazie per esprimere anche un po’ di me nelle tue canzoni e nel tuo blog 🙂 Un abbraccio!

Che bello questo prendere spunto dalle cose semplici della tua vita e ricavarne tante belle riflessioni da mettere nel Cassetto! Compresa quella della difficile scelta della sveglia, che quando è una canzone rischia di rovinartela per sempre. ?
Però mi ha colpito soprattutto il passaggio dall’agire al sedersi. E’ la convivenza dello Ying e dello Yang, del muoversi e fermarsi, del pensare e non pensare. Forse perchè in fondo fermarsi è anche un po’ agire, reagire alla vita e decidersi di fermarsi a gustarsela (e allo stesso tempo bisogna anche muoversi per farlo). Viceversa agire è anche un po’ fermarsi, distaccarsi dai pensieri che frullano nella testa, come tua zia. 🙂

“Serenità è quando ciò che dici, ciò che pensi, ciò che fai, sono in perfetta armonia.” (Mahatma Gandhi)

Ciao Peach, é da un po’ che non ti scrivo, ma un pensiero per te c’é sempre, ogni giorno. Tutte le settimane il mercoledì mi fiondo qui in questo posto speciale, so che é il nostro giorno e so che qui in questo cassetto non c’è nessun grado di separazione tra di noi. Riflettevo su una cosa, ogni mercoledí trovo i tuoi pensieri sempre piú profondi , sempre piú intimi… come quando tra due amici si cresce, si diventa e ci si fida e ci si affida ogni giorno un po’ di più. Questo mi strappa un sorriso e mi ricorda ancora una volta il perché io abbia iniziato a seguirti e il perché io sia ancora qui al tuo fianco. Tu sei così, non ci sono montature, non ci sono trucchi , c’é solo una ragazza con tanti sogni e con tanta voglia di condividerli. Una ragazza come noi. Mi viene in mente una cosa molto bella che hai scritto qualche settimana fa “Tutti faremo politica dal preciso momento in cui ci renderemo conto che il problema di qualcuno è anche un problema nostro. Dal preciso momento in cui ci renderemo conto che il sogno di qualcuno lo vogliamo sognare anche noi. E vorremo davvero fare in modo che si avveri. Allora lì non ci sarà più bisogno di fomentare l’odio, non ci sarà bisogno di scrivere cattiverie ed elencare tutte le differenze che abbiamo tra di noi nel modo di pensare, credere, amare, vivere.” E niente, sai sempre trovare le parole giuste ed io ci credo, ci credo che un giorno saremo sempre di più a pensarla così. Il nostro compito adesso é quello di portare sorrisi, é quello di trovare la gioia dove c’é la tristezza ed é quello di continuare a tifare per l’Amore anche quando sembra che a vincere sia la squadra dell’odio… Grazie sempre Francesca ❤

Ci sono poche certezze nella vita, ma io so che bere una tazza di latte caldo coi biscotti a mezzanotte leggendo i tuoi pensieri, è una cosa che mi piace tanto e mi rilassa, sempre, quindi Grazie!
Anche io uso una radio sveglia, un mattino apri gli occhi cullato da una bella canzone (che comunque spegni subito perché il sonno è troppo potente) e un altro vieni svegliato dalla voce dello speaker di turno che ti entra nella testa e scombussola il tuo sogno; e condivido il panico e l’attesa snervante del minuto che procede l’ora x.
Una volta avevo una sveglia che per spegnerla dovevi lanciarla contro il muro, lei rimbalzava e tu la sbattevi di nuovo per terra. Era a suo modo terapeutica!

Brava Francesca, c’è poco da dire, sei veramente sorprendente. Devo dire che quello che scrivi ha un “beat” invitante. Apparentemente semplice, ma che poi si scopre essere il frutto di esperienza. Nella vita non c’è nulla di meglio dell’esperienza. Almeno quello che vivi lo hai voluto tu e non gli altri, che poi sia positivo o negativo questo non importa. Sai meglio di me che in Algebra (-.-)=+ ma questo è un altro discorso. Non vedo l’ora di leggere le prossime considerazioni. A Francesca quel che è di Francesca. Saluti da Aquileia. Adam.

Bellissimo pensiero anche questo, ma Francy io lo devo ammettere: dopo già due mesi che non ci si vede si sente la tua mancanza. E questo discorso credo che valga non solo per me ma anche per i tuoi fan più affezionati. So che questo per te è un periodo per te di riposo, che giustamente hai deciso di concederti dopo un tour stupendo e divertente. Spero che tu torni al più presto a fare anche eventi dove incontrare i tuoi fan, in giro per l’italia. Saluti

Emanuele 😉

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