Trees | giallo

I mercoledì sono sempre più freddi, ed io vado a caccia di giallo.

Mi sono seduta sul tavolino di un bar, il primo aperitivo dopo secoli. Mi ero dimenticata completamente il sapore di un aperitivo, è un rito che avevo perso. L’aperitivo sa di attesa per ciò che sarà, di incontro, di occhi che si rivedono, pensieri che si riparlano. Sostanzialmente bisogna avere un po’ di tempo, bisogna un po’ concedersi, e questo mio spazio di ritrovo era diventato il the caldo (mai davvero caldo) dei treni di ritorno, tra la me stessa della mattina e la me stessa della sera, che si incontravano e facevano il punto sulla situazione.

Nei temi per casa non si scrive mai secondo me. E così neanche al tavolino di un bar. E’ scontato che ciò che dici sia quello che pensi tu e non hai bisogno di sottolinearlo.

Si può parlare di molte cose, ma mi sono soffermata sul fatto che dopo il giallo viene per forza l’arancione. Lo vedi dalle foglie degli alberi e dai cappotti della gente. Mai ci furono nella storia fattori più veritieri.

Si sta facendo una gara a chi, indossando i propri vestiti invernali, riesce di più a fondersi con le chiome aranciate degli alberi. Io non sono ancora scesa in pista e ho paura che le foglie cadano prima che io riesca ad immortalare il mio personalissimo panismo cromatico.

Mica si può essere sempreverdi, bisogna accettare che ogni giorno siamo un po’ diversi.

Ma ciò che conta è uscire.

Cose che ho imparato questa settimana: numero uno, che i dischi che non ti piacciono subito poi ti sorprendono. Devi solo lasciarli in macchina per un po’, come la farina di ceci che mescolo con l’acqua quando preparo la farinata e vorrei mangiarla subito ma devo aspettare almeno un’ora e mezza, e così è uguale per i cd, ché magari mentre guidi tra le strade più ostili, tipo quelle con la nebbia nel veneto profondo, ti accorgi che quel disco ti sta un po’ salvando e così non lo molli più.

numero due, che ricevere pacchi postali è un po’ come disseminare balocchi dell’albero di Natale in giro per tutto l’anno. La cosa mi entusiasma, ma mi entusiasma davvero solo quando il pacco l’ho preso per qualcun altro. Della serie che mi piace fare regali ma quasi mi dimentico che potrei riceverne. E quando ne ricevo uno che sulla carta regalo ha la stessa fantasia che ho probabilmente sulla carta da parati del mio animo, o di un bel ricordo, beh, mi sciolgo.

numero tre, che per fare musica bisogna essere musica, cioè vivere. Quindi sto studiando gli accordi in maniera minuziosa ma sto leggendo anche libri incredibili. Un tipo ganzo ha detto che per comporre sinfonie per archi bisogna leggere James Joyce e non chiedersi troppo se una cosa è meglio farla eccedente o diminuita. Certe cose si sentono e basta. Va bene.

numero quattro, il mio telefono è morto e sono quasi più felice. Non appena il tuo telefono ti lascia definitivamente e ti rendi conto che sei un dinosauro perché il back up manco sapevi cosa fosse, scatta l’isterismo. Io, che senza le note del cellulare non sapevo vivere. 900 note in un cellulare che non si risveglia più, centinaia di idee di canzoni salvate nel registratore vocale… tipo che dovrei strapparmi tutti i capelli? Embé, no. Appena ho realizzato che mi aveva abbandonata per sempre, ho accettato la questione. Le note del telefono si sono trasferite magicamente nella mia testa, tipo chiavetta USB che si infila nelle orecchie. Alcune sono emerse, altre sono dentro qualche cassetto (magari pure questo) ma so che ritorneranno a galla. Le canzoni invece ce le ho tutte nel miocardio. Vista da sempre la passione per i telefoni che non vuole più nessuno o quasi, ho optato per un modello molto semplice e siamo già ottimi amici. Le foto le faccio come ai vecchi tempi.

numero cinque, sembra che la capacità (per cui non serve essere troppo capaci) di essere provocatori, non possa fare a meno che sfociare nel cinismo. Bisogna starci attenti. C’è ancora qualche rarissimo esemplare sulla terra in grado di dire le cose senza offendere e utilizzare turpiloqui, provocando perché vuole provocare un mutamento, bello però. E’ gente che già ha capito molto dalla vita ma non è ancora del tutto disincantata e spesso quindi ha circa trent’anni e poco più. Facciamo una caccia al tesoro, troviamoli e teniamoceli vicini ché è meglio.

numero sei, Lo Stato Sociale aveva ragione:

E fidati delle cose chiare
non delle cose ovvie
di quelle luminose
e non di quelle illuminate
di chi capisce poco
e non ha visto tutto
che scoprire è meglio che capire
capire è meglio che spiegare
fidati di chi non si vergogna di cantare come gli viene
e non delle canzoni
di chi ha messo la testa a posto
e non ricorda dove
di chi balla per la strada
soprattutto quando piove.

(grazie alla coccinella gialla con otto puntini neri, quattro su ogni ala, che me l’ha fatta conoscere.)

numero sette,

Ma quanto è bello essere un po’ sgangherati.

E farsi spettinare i capelli dal vento.
Ma quanto è bello quando c’è semplicità
che non è semplicismo.
Ma quanto è bello fermarsi per strada a comprare la frutta da quelli coi camioncini.
La camera in disordine ma tutte le idee ordinate in testa, come una galassia di stelle unite in costellazioni che ok, vedi bene solo al buio ma sono sempre lì anche se non lo sai.
Io mi fido
e mi affido.
Mi butto nell’acqua bollente, come se buttassi la pasta.
Ma so che ne uscirà una cosa buona.

 

Di Francesca Michielin

Ciao, mi chiamo Francesca. Sono nata il 25 febbraio e per mestiere vivo da vent'anni in un cassetto di sogni stropicciati. Le farfalle che abitano il mio stomaco passano di tanto in tanto a trovare i pensieri nella mia testa, dove vivono a forma di palloncini. Ho due cuori, uno è un battito di ciglia, l'altro un prisma con venti facce triangolari. Ho guardato a lungo uno specchio che mi ricordava quella che sembravo e non quella che ero, ma da oggi voglio navigare senza le vele. Lontano.

9 risposte su “Trees | giallo”

Allora Francy commento relativamente ai punti 2, 4 e 5!cellulare?io ne uso uno vecchio modello: con sveglia 25 febbraio o Sola (a seconda della giornata) solitamente Sola al mattino presto e per le foto uso la fotocamera (quella che hai visto anche tu a luglio), ho sorpassato i quaranta ogni tanto qualche parolaccia scappa ma non amo il turpiloquio, quanti ai regali raramente ne faccio (anche quello che ti ho portato a Parma l’ho scelto due giorni prima) per il semplice fatto che non so mai cosa regalare.
Mi piace scriverti in questo blog, so che leggi quando puoi, buona serata

ma quanto e’ bello essere un po’ sgangherati……e farsi spettinare i capelli dal vento…..quanto e’ bella la semplicita’ e non il semplicismo…e poi gli altri pensieri bellissimi che concludono con IO MI FIDO,E MI AFFIDO,e se mi butto nell’acqua bollente,come si butta la pasta,ne uscira’ sicuramente cosa buona…..e poi i 7 punti sono favolosi,in questo fantastico blog giallo,che appena diventa arancione,si confonde tra le foglie ormai prive di colore verde…..ancora un blog stupendo ,e i mercoledi freddi ,vengono scaldati dalle tue parole ,piene di vita e piene d’amore,,,,,grazie francy,ti voglio bene

Che bello questo post! Non ho molto da dire se non farti un applauso! ??
Però mi hanno particolarmente colpito l’immagine delle due Francesca sul treno dell’andata e del ritorno che si confrontano (perchè spesso lo faccio anch’io) e soprattutto i punti 3 e 4. Il numero 4 perchè se perdessi tutte le cose salvate sarei disperato ?: non perchè sia dipendente dalla tecnologia (semplicemente mi piace) o non sia capace di apprezzare il senso di libertà nel riscoprire come si sta senza, ma perchè una delle sue utilità è, nel bene o nel male, supportare la nostra memoria e permetterci di conservare più momenti (alcuni anche importanti) e quindi perderli, del tutto o in parte, sarebbe un peccato (anche se uno può leggerlo come un segno del destino e mettersi l’anima in pace).
Del numero 3 invece mi piace il concetto che per fare musica bisogna prima di tutto essere e vorrei fosse così in tanti altri ambiti, ma purtroppo no. E questo concetto si collega in un certo senso al punto 7 perchè non sottostare al rigore tecnico è visto un po’ come disubbidire ed essere alternativi, fuori dall’ordinario, quindi disordinati e “sgangherati” come dici tu, o semplicemente se stessi.

“Sii te stesso, non l’idea che secondo te gli altri pensano tu debba essere”. (Henry David Thoreau)

Studiare gli accordi in maniera minuziosa e leggere libri incredibili…certo tutto serve! Però senti questa: quando Battisti e Mogol iniziarono a collaborare insieme, Lucio faceva solo l’autore e non pensava di fare altro. Fu solo per l’insistenza di Mogol che Battisti si convinse che poteva essere anche un interprete ed un cantante. Il suo primo 45 pubblicato dalla Ricordi nel 1966 (Dolce di giorno e Per una lira), venne pubblicato dalla Ricordi solo dopo che Mogol aveva minacciato le dimissioni…i dirigenti della Ricordi infatti non ne volevano proprio sapere! In un’epoca in cui i miti erano Claudio Villa e Luciano Tajoli, la voce di Battisti era considerata alla stregua di quella di una “cornacchia”. Quindi si è trattato di un evento fortuito… qualche pezzo del mosaico che non fosse andato a posto e avremmo perso forse il più grande cantautore della nostra storia musicale. Voglio dire che avrai bisogno (anche) di una buona dose di fortuna. Fortuna che ti auguro di cuore!!! A proposito Battisti si è diplomato perito elettrotecnico. Mogol geometra…(questo non lo trovi su Wikipedia, magari non ha piacere che si sappia) ad ogni modo ha scritto circa 1400 canzoni…una più bella dell’altra!
(Comunque sempre viva il liceo classico!!!)

Bello 🙂 dovrei anche io concedermi un po di più.
Poi non prendertela per il telefono, è successo anche a me che non andasse più la memoria esterna (se hai l’iphone non sai certamente cos’è ? ) con dentro canzoni, foto, ricordi di qualche anno fa… ma alla fine ciò che conta è ancora qui.
Viva l’Autunno
Ti abbraccio forte
Ciao 🙂

Ciao. Qualcosa mi dice che tu puoi rispondere alla mia domanda. Che cosa è una dea dell’amore?

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