La (mia) teoria dei colori

A scuola mi hanno fornito solo cinque tubetti di tempera. Non erano tutti, erano solo cinque.
Cinque come gli elementi della natura. Cinque perché se fossero di più non si potrebbe imparare a immaginare, a contare, a vivere.
Cinque da assorbire tutti e da rendere propri. Come uno vuole.

Il nero.
Il ciano.
Il magenta.
Il giallo.
Il bianco.

Bisogna mescolare le cose per fare esperienza. 
La vita non è bianca e non è nera. Nemmeno grigia perché è una via di mezzo, questa cosa non mi piace. Nemmeno perennemente basilare, totale, accesa, assoluta di colori completi.
Un giorno puoi essere viola, un altro verde, e ve l’ho detto, il blu più infinito non può farcela senza l’arancione.
Ci sono momenti bui che sono bellissimi, perché qualcuno nel nero ci vede anche la luce.
E la vita è un’eterna sfumatura. 
Una vertigine alla ricerca dell’equilibrio.

A volte si combinano dei completi disastri, si mettono troppi colori insieme. Il risultato è una massa informe color fango. Perché troppo non crea altro che niente.
Mi spaventa il fango, è un attimo perdersi dentro e rimanere intrappolati, ma bisogna sempre trovare la forza di ripartire, ripulire, togliere l’eccesso, ricominciare. 

E bisogna anche vincere l’ansia della perfezione. Succede di alzarsi e di voler creare l’indaco. Succede di volerci riprovare, ma l’indaco non viene, è un altro colore. Succede di non ricordarsi quanto azzurro c’era nell’indaco di prima, o quanto bianco. Non importa, ogni giorno ha un colore diverso, e va bene così.
Ma perché anche se fosse tutto giallo, quel giallo potrà essere senape, ocra o canarino.

Ognuno di noi è una gradazione diversa nell’universo. Ci fondiamo insieme, ci scontriamo, ma siamo speciali. Ed è questo il bello. Così.

Di Francesca Michielin

Ciao, mi chiamo Francesca. Sono nata il 25 febbraio e per mestiere vivo da vent'anni in un cassetto di sogni stropicciati. Le farfalle che abitano il mio stomaco passano di tanto in tanto a trovare i pensieri nella mia testa, dove vivono a forma di palloncini. Ho due cuori, uno è un battito di ciglia, l'altro un prisma con venti facce triangolari. Ho guardato a lungo uno specchio che mi ricordava quella che sembravo e non quella che ero, ma da oggi voglio navigare senza le vele. Lontano.

6 risposte su “La (mia) teoria dei colori”

Se solo avessi la possibilità di parlarti, per dirti quello che penso di te, quello che penso di “condividere” con te. Siamo molto simili tanto da volerti conoscere… 😉

…e si Fra… l’universo è colmo di colori e sfumature .. nero assoluto ma con tante luci

Mi perdo nel fango perchè voglio poter dare il meglio a quello in cui credo, per fare un bel colore di cui potermi ricordare, per la soddisfazione che mi fa continuare a scrivere e a pensare, non c’é niente che mi faccia sentire meglio. Sono anch’io nel mio piccolo un vulcano.
Ho una grande stima verso di te, cerco di dirtelo con delle belle parole in grado da poter rendere piú bella la tua giornata, da poter essere parte dell’arancione di cui ogni blu a bisogno. (Almeno voglio provare, e seguire quello che sento)
Un grandissimo grazie a te che riesci a rendere tutti i tuoi pensieri parte di testi che ci accompagnano da tempo nei nostri viaggi piú diversi, sei semplicemente incredibile.
So cosa passa un blu, i mille problemi dell’esserlo e la ricerca di un arancione per complementare il tutto, per poter dare un senso alla nostra vita. E non é facile, peró é bellissimo, il cassetto dei miei sogni é la cosa a cui tengo piú al mondo e aspetto solo nuovi orizzonti per la mia vita, mi auguro che questo possa realizzarsi anche per te, te lo meriti.
Grazie, spero di poterti incontrare presto.

Seguo poco la musica anche perchè negli ultimi 10 -15 anni c’è stato un calo di creatività dovuto anche al fatto che dopo secoli di innovazioni per forza di cose un periodo di rallentamento è fisiologico, il festival non l’ho mai digerito anche perchè si parla più del contorno che delle canzoni, ma devo dire che tu sei proprio brava non solo per la voce (ci sono parecchi cantanti che hanno una voce molto efficace ed intonata) ma anche per le canzoni il cui contenuto non è banale, ma anzi rimane in qualche modo impresso nel tempo; ed è questa la prova della effettiva qualità di un prodotto (in questo caso parliamo di un prodotto culturale di buon livello), è inutile avere tanto successo nel breve se poi non ci si mantiene (ciò che dura vuol dire che ha una sua forza consolidata, una sua radice profonda che lascia il segno)
Poi mi pare che tu abbia detto che non bisogna essere troppo frettolosi ma seguire la “politica” dei piccoli passi; se è così sono stradaccordissimo con te! Questo è segno do maturità anche chi salta i gradini non impara bene l’ingranaggio del sistema (è come chi vuole arrivare in alto senza gaveetta o chi vuole laurearsi senza passare per le scuole superiori), oltretutto è dimostrato che il multitasking cioè il fare troppe cose alla volta con rapidità diminuisce la concentrazione e la riflessione, quindi continua così! Come spassionato consiglio ( m,a probabilmente lo sai già) posso dirti di non esaltarsi quando le cose vanno olto bene (penso che non sia così nel tuo caso) e non abbattersi quando vanno male perchè la storia della musica e non solo insegna che ci si può riprendersi anche in modo clamoroso soprattutto quando si ha del vero e autentico talento

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