A fuoco.
Dimmi, come lo leggi, se ancora sai leggere? Io a volte mi dimentico come si fa, ma così, su due piedi, ci leggo (il) rosso, e le fiamme.
Pensavi di aver imparato tutto alle scuole elementari, R come ROSSO e ROSSO come FUOCO, poi ti accorgi che il rosso per te è tante cose, è tutto, è un nulla. Ti scalda e ti brucia, ti abbraccia e si arrabbia, è amore e tensione, ancora, ti vive e ti uccide. Non può essere, fare, o una o l’altra cosa, perché da ogni cosa, anche se così distante l’una dall’altra, è composto dentro di noi.
Come si legge rosso?
I colori primari sono così, esplodono, spiccano sugli altri, generano. Un albero rosso può farmi paura e piacermi tantissimo, c’è un albero rosso nel giardino che sembra una testa irlandese ma sembra anche che vada a fuoco. E con le foglie che si arrossano, si arrossano le sere, arrossiscono le guance per il freddo e la notte arriva sempre un po’ prima, eccoci qui: ciao dicembre. Tradizionalmente vermiglio, color coca-cola, un tempo color abete, pieno di luci belle e di luci finte, sei l’ultimo mese per molti, o il primo per altri. Cosa succederà, comunque, dopo di te?
Da quando ho memoria ricordo che non capivo mai se il rosso mi piaceva, e se il Natale è così bello come tutti dicono. Così forte, così appassionante, ma così aggressivo, dolce solo per i dolci col burro perché buono vero non è quasi mai nessuno, solo nei film e nelle pubblicità dei panettoni. Il bianco e il rosso, il rosso e il blu, il rosso con il verde, il rosso in una distesa di foglie calde, ma il rosso e nient’altro è solo un punto esclamativo senza frasi prima. E dicembre è un grande e sublime punto interrogativo.
Praticamente è successo che desideravo un sacco volare, per tantissimo tempo ho creduto anche di farlo e mi sa che qualche volta l’ho fatto pure, ma mi sono accorta che in realtà preferisco andare a piedi lungo le coste di Gijòn con lo zaino in spalla, perché non sto meglio in un pozzo e neanche su un piedistallo. Perché se vuoi essere Birdman alla fine ti fai male. E così partire, ma non scappare, partire per consolidare, per el camino de la vida. E anche se spesso e volentieri sto sopra ad una nuvola che ho scambiato per zucchero filato, dolcissima ma appiccicosa, me lo devo ricordare che io sono nata dalla terra. Sì, pensi che per ritrovarti basti ritornare a casa, dove c’eri tu prima di tu(tto), ma in quella casa non ci puoi più essere tu, perché tu stai già camminando da un po’ e il tuo volto è un po’ cambiato e il numero di scarpe non è più lo stesso. La tua camera è la chiocciola che non ha più la lumaca dentro. Ognuno di noi è un guscio da cui prima o poi scivola via.
E il fatto è che voglio imparare a partire per imparare a restare davvero.
Altrimenti continuo a correre, a correre via dai miei guai.
Dicembre, dove posso restare? Nuvole, strade, alberi, cosa devo fare?
In quale posto mi sento a posto? E come?
Il mo(n)do è spesso sensazionalista e binario. Non c’è una via di mezzo tra Thunderbirds e Pink Ladies, neanche tra Sandy Olsson per bene e Sandy Olsson che vuole fare la dura. Ma non poteva essere Sandy e basta? (E non essere per forza bionda?) Secondo me Danny Zuko raggiunti i trent’anni se l’è chiesto. (E sinceramente alla recita volevano fare tutte Rizzo).
Proprio perché è un mondo che non accetta di essere vario e vuole essere binario in tutti i sensi, sono nate le famose frasi sul treno. Quella del treno che passa una volta sola nella vita e quella che dice al caro treno che se si vuole si trova un altro mezzo, i piedi appunto. Beh, diciamo che mi è successo che ho preso un treno un po’ sovrappensiero, magari pensavo stessi andando a Venezia invece sono scesa da un’altra parte, un po’ prima, e poi i regionali sono un po’ bruttini anche se indispensabili.
absentmindedly dear, you are my kind of home.
(Comunque, sempre sovrappensiero, c’è un treno che parte alle 19:20 e va a Parigi, se mai dovessi far finta di averlo scambiato per quello che torna a casa.)
A fuoco.
Il mio dicembre va a fuoco. Il mio dicembre è a fuoco. Si legge così, in entrambi i modi allo stesso tempo.
Giro con un microscopio nella tasca e metto tutto a fuoco, mi accorgo che ci sono cose che da vicino non sono troppo belle come pensavo, ed altre che consideravo non troppo speciali che rivelano venature incredibilmente stupende. Ed io sono su quella strada a strapiombo sul mare che cammina tra i campi delle Asturie e so che devo continuare a camminare. Mi sento a fuoco. Ma al contempo in discussione, proprio perché c’è un piccolo incendio dentro di me che ancora non ho spento e nel profondo spero di non spegnere mai.
9 risposte su “Trees | rosso”
Alle elementari io dico R (rru) come Rana ihih, per i colori associo altro!dire ad un bimbo rosso passione (io lo associo a questo) non va bene, dico rosso come la mela, blu come il cielo, giallo come il sole e (a volte) verde speranza (di vederti fare il bravo/a), adoro lo zucchero filato anche se rosso lo associo anche al titolo di uno dei miei film preferiti ovvero Profondo rosso
ops dovevo scrivere adoro lo zucchero filato, rosso lo associo anche ad uno dei miei film preferiti. Profondo rosso
Rosso come i palloncini sul soffitto della tua testa. Ciao Francesca 🙂
Che brava che sei! Continua così ?
Mi sono sempre chiesto cosa fosse il fuoco e a che servisse… Ok, l’aria è nei nostri polmoni, l’acqua ci compone per la maggior parte e tutto il resto è terra. Ma il fuoco? è la vita? è l’unione tra terra e aria come nel triskell che non lo considera come un quarto elemento? Una persona una volta che era seduta davanti ad un fuoco ha detto che era una specie di prolungamento dell’energia della Terra. Io comunque non lo so, cosa sia il fuoco.
In ogni caso complimenti per questo cassetto, si sente proprio che c’è rosso fuoco dentro?
c’e’ un piccolo incendio dentro di te,che ancora non hai spento e speri di non spegnere mai….ormai l’ incendio dentro di te non si spegnera’mai , grazie a te cara francy , noi lo alimenteremo sempre con la fiamma dell’amore,della passione e metteremo i nostri cuori im mano a te. , tu vivrai per sempre di questo incendio che meriti tanto…. grazie di nuovo per questo rosso mercoledi ..un abbraccio ,tvb
In Spagna, la parola “rosso”, oltre al nome di un colore, servito durante la Guerra Civile e la dittatura del generale Francisco Franco per chiamare sprezzantemente a quelli che avevano le idee socialiste e comuniste (rosso era il colore della bandiera dell’Unione Sovietica).
Parlando delle Asturie, bella provincia spagnola, molto montuosa e marinara, lungo sua coste passa l’itinerario nord di Cammino di Santiago.
Per rendere il Cammino di Santiago dovrebbe andare “ligero de equipaje” (El Tren, Antonio Machado). Lo zaino deve essere leggero, circa 7 o 8 chili tanto; vestiti se possibile di calore; calzature, scarpe sportive di qualità e comodo per evitare vesciche sui piedi (dimenticando scarponi rigidi). E così il cammino è più piacevole si può andare ad ascoltare le belle canzoni di Francesca.
In questo modo si va facendo il cammino, il cammino della nostra vita, cammino che sono solo le nostre tracce e e nient’altro (Caminante no hay camino, Antonio Machado), e cosí raggiungere la fine, Santiago de Compostela, anche “ligeros de equipaje” (Retrato, Antonio Machado)
il rosso è relativo! 😉
complimenti per le tue frasi, molto fragili e nello stesso tempo forti di carattere. ti immagino cosi. mia figlia ne fa un tema sul tuo proposito a scuola – vediamo un po` come ti vede lei.
saluti cari da zurigo, svizzera
Leggendo questa volta mi è venuta in mente una sola cosa: “stream of consciousness”. James Joyce ti fa un baffo! ?
E se fossi un esperto di letteratura direi anche che questo ritmo incalzante, tra frasi e brevi e lunghe, ricorda il crepitio di un fuoco e che la legna che lo ha generato è nascosta tra le righe, se uno volesse guardarci con attenzione. Ma siccome non lo sono, mi limiterò a contemplare il fuoco e farti i complimenti per come scrivi.
E anche come citazione questa volta mi limiterò a riportarne una che mi ha colpito particolarmente in questo flusso di coscienza: “Imparare a partire per imparare a restare davvero.” (Francesca Michielin) 😉